"SORBO '80"


«Quessa è na cosa che no repiglia»

E invece ha bene attecchito: speriamo che non

la facciano morire l'indifferenza e il menefreghismo

di chi dovrebbe sostenerla

Estate 1977 a Sorbo, fa caldo, c'è l'afa, sediamo sui muretti della piazza, siamo in parecchi, fra nativi, « oriundi » e transumanti, poi andremo bere in qualche posto, qualcuno si sbronza, poi torneremo qui a parlare , poi ancora a bere. Cantina e muretti, non c'è altro, da sempre, passa anche la voglia di parlare, passa la voglia di tutto. C'è anche don Nino, con noi, più amico che parroco, il quale, più o meno, vive la nostra stessa inesistenza e in questa stagione si abbrutisce come noi.

Qualche volenteroso, me compreso, butta l'idea, parliamo tanto di tempo libero, di partecipazione, di vita associata, se avessimo un locale adatto, potremmo costituire un Circolo, come si dice, culturale e ricreativo ...

Per la verità, il locale ci sarebbe, e anche notevole, l'asilo infantile, mai utilizzato per mancanza di bambini, se lo chiedessimo al Comune?

Tutto cominciò così. Il Comune ci concesse volentieri il locale costruito da poco, ma che avevano avuto già l'accortezza di ridurre in rovina in un paio d'anni di intensa «operosità», vetri rotti, porte e finestre scardinate, impianto elettrico bruciato e cosi via.

Ma a qualcuno — per misteriosi motivi — andava bene così com'era ridotto, infatti, appena si sparse la notizia della nostra iniziativa, mossero contro il Circolo le avanguardie nemiche. Il più esplicito fu l'ex proprietario del terreno, che forse sperava di riaverlo, «magari» gravato di locale. Un giorno, infatti, mentre eravamo riuniti per discutere sull'ordine dei lavori da eseguire, vennero due «missi dominici» a dirci che ci avrebbe ostacolato in tutti i modi.

Forse, saggiamente, ci ripensò, perché non si fece più vivo e la guerra minacciata si esaurì nel solo ultimatum . E così, il 13 agosto 1977, inaugurammo il locale con una festa danzante e un rinfresco, ci fu una vera folla di soci e non soci. Dopo un mese appena apprendemmo che, se ci fossimo costituiti in Associazione Pro Loco, avremmo potuto usufruire di un finanziamento della Regione Abruzzo.

Il 17 settembre 1977, in folta pattuglia, di fondatori e testimoni, andammo dal notaio —a Riofreddo — per l'atto costitutivo dell’Associazione. Qualcuno si domanderà, perché proprio a Riofreddo? E che Pro Loco sarebbe, se non ci fosse anche un po' di folclore, di avventura, di mistero e se non lo raccontassi per mio ricordo e per divertimento altrui? Siamo in pieno romanzo d'appendice. Un amico ci raccomandò un notaio altrettanto amico, nel senso che ci avrebbe fatto risparmiare, ma c'era un inconveniente, il notaio economico era del distretto di Roma e la sua giurisdizione coincideva, grosso modo, con l'antico confine dello Stato Pontificio, quindi, noi borbonici dovemmo attraversare la linea di demarcazione, come i bravi briganti dell'ottocento che, scappando da Tagliacozzo , si rifugiavano a Carsoli. Poi ci accorgemmo che, oltretutto, quel buon notaio possedeva il testo dello statuto e si era limitato ad inserire i nostri nomi e quello di Sorbo nello schema già pronto.

Fu tutto molto semplice, se si esclude il prezzo tutt'altro che amichevole, nel timore di errori (nostri, naturalmente) il notaio contò e ricontò sette volte i poveri soldi sorbesi e se li ficcò nella capace saccoccia pontificia, con lo sguardo di chi è sorpreso in flagrante reato.

Ma il romanzo non finisce qui. Inoltrammo la domanda alla Regione per il riconoscimento ufficiale e l 'iscrizione nell'Albo delle Pro Loco, dopo vari solleciti, la Regione comunicò che non poteva iscrivere la nostra Associazione perché una legge del 1975 vieta tassativamente la coesistenza, nello stesso comune, della Pro Loco e dell'Azienda autonoma soggiorno e turismo (che, infatti , a Tagliacozzo, esiste e funziona da anni ) .

La notizia ci mise in crisi, ma per poco, in nostri servizi segreti (che ci furono di grande aiuto e che oggi vogliamo qui ringraziare ) ci fornirono una copia dell'atto costitutivo dell'Azienda autonoma di Tagliacozzo che in un articolo, per noi prezioso, afferma che essa « può operare soltanto nel centro urbano della città, con esclusione delle frazioni e della parte rurale del Capoluogo ».

Mizzeca! E noi «rurali» siamo, e siamo «frazione», ci precipitammo a presentare ricorso alla Regione, allegando lo statuto dell'AAST di Tagliacozzo ed avemmo ragione, l'11 gennaio 1979 fummo finalmente iscritti nell'apposito Albo regionale.

Questa è la cronaca rosa e nera. E i fatti ? Vediamone alcuni.

Per prima cosa ci sembrò doveroso assumerci la responsabilità e l'organizzazione dei festeggiamenti patronali, mi pare che il risultato positivo è stato constatato da tutti, infatti, risparmiando un po' sui famosi botti, che assorbivano il 70 percento delle spese, siamo riusciti ad acquistare un palco e il relativo impianto di illuminazione.

Poi (oltre tutto, in osservanza di un articolo della Pro Loco) abbiamo cercato dì abbellire e dì «impreziosire» in qualche modo il paese. Cominciammo, tra enormi difficoltà con il monumento ai caduti, opera pregevole di bronzo, che oggi è una realtà sotto gli occhi di tutti.

Poi…, poi arrivò il Demonio e ci trasmise un morbo contagioso e inguaribile, il «male della pietra antica», del quale lui stesso — l'Untore! — parla diffusamente in questo giornale.

Come antipasto iniziammo con il restauro e la collocazione della famosa colonna miliaria, unica superstite in Abruzzo, e della relativa targa murale che la indica, di travertino con lettere di bronzo.

Pranzo luculliano, poi, con la copia del cenotafio di Tito Tituleio Successo, il cui originale è nell'atrio del Municipio di Tagliacozzo, oggi, bisogna dirlo, non c'è un Tizio che non parli, come di cosa risaputa e corrente, dei « quattro scudi » messi in mano a Giovanni Angelo Salvatori a compenso del prezioso reperto. Al nostro illustre antenato e fondatore' abbiamo anche dedicato una strada che portava ancora l'antico nome di Via del Littorio.

Infine, dessert, con una graziosa fontana, realizzata utilizzando la conca del vecchio fontanile di Piazza Miliaria.

E' molto? E' poco? A mio parere è molto, considerando le nostre scarse possibilità e il limitato numero di abitanti, ad essi, e ai sorbesi residenti altrove, va il nostro ringraziamento affettuoso, per quanto hanno fatto e vorranno ancora fare.

Ma un freddo esame della situazione globale non ci consente ottimismi, tutt'altro. All'inizio, sulle ali della speranza, da sparuta pattuglia eravamo diventati una schiera. Poi, col passare del tempo, le defezioni sono diventate numerose, non tanto dal punto di vista delle contribuzioni finanziarie (che, anzi, sono andate al di là di ogni più rosea aspettativa), quanto da quello della partecipazione, della disponibilità e della collaborazione diretta e fattiva che — scemando sempre più — finisce per ricadere tutta sulle spalle di poche persone. A volte avremmo preferito più la presenza di un amico in un determinato lavoro che una sua offerta di denaro (che poi, sostanzialmente, è i l modo indiretto per dire: « Ecco i soldi, fate voi, non contate su di me, alla fine, poi, avrò tutto i l diritto di criticare»). La realtà è che non si è capito, o non si è voluto capire, che l'attività della Pro Loco non può limitarsi (come purtroppo vorrebbe la stragrande maggioranza dei soci) alla sola realizzazione dei campi da bocce, che dovrebbero sorgere nell'area intorno alla sede dell'Associazione. Non abbiamo né scartato, né abbandonato la proposta, questo diciamolo chiaro, vogliamo portarla a termine, tanto è vero che, con l'aiuto dell'Ente Fucino, abbiamo potuto costruire il muro di sostegno (costato 2 milioni) proprio come elemento di supporto per i futuri campi da bocce. Il nostro impegno totale, spesso a tempo pieno, i nostri spostamenti, il lavoro seriamente condotto, le minuziose incombenze burocratiche, la ricerca di fondi — spesso ingenti — per metter su le cose che tutti possono vedere e ammirare, non hanno avuto, però, adeguato conforto morale. Qualcuno è arrivato addirittura alla immorale affermazione,«Se lo fanno, qualche cosa ci guadagneranno»!

E' il retaggio di incrostazioni arcaiche, di deformazioni antiche, di mentalità gretta, di mancanza di entusiasmo e di «vero» amore per il proprio paese, che rende impossibile concepire azioni a fondo perduto, compiute solo perché il «dovere civico », prima che una definizione retorica, dovrebbe essere uno stato naturale dell'uomo.

Come dicevo, aver fatto una offerta in denaro, mette al riparo da un'accusa preventiva di indifferenza e concede l'alibi di fare una infinità di chiacchiere vuote, di commenti malevoli, di critiche infondate e di un totale disimpegno e menefreghismo, ma, al momento di alzare un mattone, si aspetta l'intervento miracoloso di S. Elisabetta, mentre di persona si preferisce assistere al miracolo.

Non mi piace molto la parola « rilancio », ma devo usarla come la più propria per dire che, non potendo continuare in questo generale lassismo e in questa continua attesa di miracoli, spero in un rilancio vigoroso della nostra Pro Loco. Non vorremmo vedere andare a rotoli quello che abbiamo realizzato in questi due anni di lavoro, e tutti sanno quanto sia più facile mandare in rovina che costruire, l'esempio della degradazione dell'ex asilo, che citavo all'inizio, è cosa recente.

Vogliamo poter smentire i soliti uccelli del malaugurio che, quando nacque la Pro Loco, se ne uscirono in una frase sorbese che, come al solito, volendo essere troppo spiritosa, finiva per essere cretina «Quessa è 'na cosa che no repiglia».

Devo tradurre? Credo di no. La pianticella che non avrebbe attecchito, ha messo invece rami e foglie rigogliose.

Crescerà ancora, anche con l'aiuto e il consenso di quanti ci hanno fino ad oggi criticato, affermando che «è vero, qualche cosa si vede, vi siete fatti aiutare da questo e da quello, avete ottenuto materiali gratuitamente da vari Enti, avete rotto i zebedei a mille persone..., ma non ci avete fatto ancora i campi da bocce».

Alle corte. Una domanda secca, se noi facciamo questi famosi campi (e li faremo, siatene certi), la cosa — in quel caso — repiglia?

Costanzo Ciaprini


Pagina successiva "Sorbo questo paese" >