"SORBO '80"

LA PIETRA MILIARIA

Giuseppe Gattinara (nella sua citatissima Storia di Tagliacozzo), qualche volta confonde i dati; ma a proposito di questo pezzo di Valeria è preciso perché attinge a fonti storiche sicure:

Questa via aveva moltissime diramazioni, e tralasciando quelle che non fanno al nostro caso, faremo mensione solo delle Marsicane. L’arteria principale da Carsoli saliva a Tagliacozzo, da dove staccavasi un capo per Luppa e Valdevarri . quindi indietreggiando sotto Scanzano, San Donato e Sorbo si riuniva con la nostra a Scurcola…..” ed è così.

L’apparente giravolta (indietreggiando, ecc….) serviva allo scopo di cui abbiamo detto e a comunicare con la mitica Axantium, sotto Poggio Filippo; zona sorbese che, non a caso, è chiamata le Paterna ( non paterne, ma in latino: cose, territori, zone, rovine, paterne, cioè antiche, dei padri). E sempre non a caso, la zona boscosa, in collina, che è poco distante, si chiama Castiglione (jo Castijone); cosa c’entra un castellone, un grosso castello, con quella zona? Mettendo fuori causa la contessa di Castiglione, la spiegazione è una sola: le grosse, imponenti rovine di un tempo, riconducibili all’immagine di un castello, dettero, nel medioevo, origine al nome.

Che le rovine esistano, consta all’autore di queste note, il quale, alle Paterna ha veduto pietre romane scolpite (e taluna con lettere incise), alla luce del sole, a fare da base ai muri a secco (le macere). Si può facilmente immaginare che, scavando, si troverebbero reperti interessanti.

I vecchi sorbesi, d’altra parte, senza intendersi di antichità e di monumenti, semplicemente lavorando la terra, trovavano spesso anforette, monete, oggetti d’uso, bronzetti, che astuti mercanti – subito avvertiti – acquistavano per poche lire. Qualcuno, ho fatto in tempo a vederlo anch’io,.

Le strade romane dal 123 a.C., per ordine del Tribuno Caio Gracco, furono tutte ufficialmente segnate da pietre miliari; ma all’epoca, ben più remota, della costruzione della Valeria il miglio era riservato alle strade principali.

Le colonne erano poste, come dice il nome, ad ogni miglio o ad 8 stadi (altra misura romana, corrispondente al perimetro,appunto, di uno stadio,

diremo oggi, regolamentare), partendo dall’immenso Miliarium Aureum, la colonna di bronzo laminata d’oro al centro del Foro Romano.

E tutto quadra. Facciamo i conti; ci siamo divertiti anche noi, con tutte queste misure, riportandole a quelle di oggi.

Pedes (piede): cm. 29,56.

Passus (Passo): 5 piedi, cioè m. 1,478 .

Stadium (Stadio): m. 184,75 .

Milium(miglio): 1000 Passi cioèm 1478, Km. 1,478 ; oppure 8 Stadi e siamo sempre a m. 1478.

Ora le misurazioni da noi eseguite al millimetro, sulla carta topografica militare (1:25000) ci confermano finalmente che la pietra miliaria di Sorbo ( tenendo conto delle giravolte per evitare ostacoli) era posta esattamente: a 5 miglia da Tagliacozzo, a 2 miglia da Scurcola, a 7 miglia da Alba Fucens.

Lo spensierato viandante che – senza scopi precisi – avesse voluto farsi la passeggiata Tagliacozzo-Scurcola via Sorbo avrebbe dovuto mettersi sotto i calzari ben 10.346 metri di strada romana. (E dico parole oscene a chi mi avverte che con la macchina, oggi, in cinque minuti……Pussa via!).

Ecco il motivo che ci induce a credere, fondatamente, se non all’origine e all’ascendenza romana, certo ad un assorbimento totale di usi, lingua e modi romani, almeno a partire dal momento in cui i primi soldati dell’Impero cominciarono a percorrere queste strade.

D’altra parte un tizio non parte da un luogo abitato e civile per andarsene a vivere in una zona sconosciuta e deserta, a costruirsi una casa , a farsi fare il ricordino funebre e a morirvi. E’ il caso appunto del nostro Tito Tituleio Successo e di sua moglie Sestunia, i quali, qualche buon motivo per starsene a Sorbo, dovevano pur averlo.

Le possibili ipotesi sulla presenza qui del nostro illustre Antenato e Fondatore, le facciamo avanzare da lui stesso, pubblicando e traducendo la lettera dagli Inferi che ha voluto gentilmente inviarci, in occasione della festa patronale e dello scoprimento della copia del suo cenotafio.

Numerosi documenti che riguardano Sorbo ( dal 900 al 1300) esistono – e sono stati consultati, come dicevamo – nell’archivio di Montecassino e in quello Vaticano; da allora , e fino al 1865, altri sono presso l’Archivio del Regno delle Due Sicilie (oggi Archivio di Stato) a Napoli.

Il frequente ritorno del nome di Sorbo nei documenti di Montecassino si spiega con il fatto che la chiesa di S. Maria (detta in seguito delle Grazie) del paese, dipendeva dalle monache benedettine di Tagliacozzo, soggette alla potestà dell’Abate mitrato (equivalente a un Vescovo) dell’Abazia di Montecassino. Era la Badessa di Tagliacozzo a nominare il Parroco di Sorbo; e dai documenti risulta che il titolo era tutt’altro che disprezzabile e gli aspiranti-parroci bussavano numerosi alle porte della potente monaca benedettina. Perché mai? Perché al titolo di Sorbo erano legati parecchi benefici: grano, vino, prosciutti, paramenti sacri, candele, ecc….che venivano da Tagliacozzo o dalle famiglie qui residenti, che consentivano al povero prete – sia pure nell’esilio sorbese – di vivere con una certa agiatezza; sicuramente meglio di come avrebbe vissuto a casa sua o in un’altra parrocchia priva di questi benefici e legati.

( Il documento di Montecassino che riproduciamo, e che si riferisce alla situazione del 1790, ci parla tra l’altro, di tre quartari di mosto; sono circa seicento litri di provenienza monacale, senza contare il resto. Ciò spiega il benessere di alcuni parroci sorbesi, arrivati senza un carlino e morti lasciando agli eredi terre e denari).

Massimo Di Massimo


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